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La mia vita con le arti marziali: un viaggio di crescita interiore e scoperta di sé

Statue di guerrieri cinesi

Gli inizi: un sogno di bambino

Le arti marziali sono state il battito del mio cuore fin da quando ero bambino. Non so spiegare esattamente cosa mi spingesse, a soli 5 anni, a sognare di praticare karate: forse era il fascino di movimenti che sembravano danze potenti, o il desiderio di trovare un modo per esprimere chi ero, al di là delle parole. Quel primo passo in un dojo nella mia città natale ha segnato l’inizio di un viaggio che non solo ha plasmato il mio corpo, ma ha scolpito la mia anima, insegnandomi il vero significato di disciplina, resilienza e crescita interiore.

A 5 anni, il karate era il mio mondo. Ogni calcio, ogni kata, era un modo per sentirmi forte, nonostante fossi così piccolo. Ma quando la scuola chiuse, mi sentii perso. Provai il judo, ma il mio cuore cercava qualcosa di più fluido, più artistico, un linguaggio del corpo che raccontasse la mia storia. Poi, a 12 anni, scoprii il kung fu moderno, il wushu, con i suoi stili del nord della Cina. Fu come accendere una scintilla: passavo giornate intere ad allenarmi, incantato dalla grazia delle forme e dalla potenza delle armi bianche. Spade e bastoni non erano solo oggetti, ma estensioni della mia anima. Ogni movimento era una poesia, ogni allenamento un dialogo con me stesso.

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Bologna e la svolta: dal kung fu al tai chi

Nel 1998, mi trasferii a Bologna per studiare medicina. La mia priorità? Trovare una palestra di kung fu. Scoprii una scuola di kung fu tradizionale antico e chin na, e fu come ritrovare una parte di me. I movimenti precisi, la filosofia profonda, mi fecero sentire a casa. Ma fu anche l’inizio di un legame più profondo con la cultura cinese: praticando kung fu, iniziai a esplorare la medicina tradizionale cinese, affascinato dall’idea che corpo, mente e spirito fossero intrecciati. Come recita un detto taoista, “non puoi saper infilare un ago se non sai maneggiare una spada”. Quelle ore sul tatami mi stavano preparando non solo come marzialista, ma come futuro medico.

Il tai chi e l’incontro con la Cina

Nel 2000, un viaggio in Cina per approfondire il kung fu cambiò tutto. Incontrai un maestro di tai chi chuan, e fu un colpo di fulmine. Lo stile Chen, con la sua potenza fluida, e lo stile Yang, con la sua grazia meditativa, mi catturarono. Il tai chi non era solo un’arte marziale: era una meditazione in movimento, un dialogo tra corpo e spirito. Tornato in Italia, mi dedicai al tai chi, che mi avvicinò ancora di più alla medicina tradizionale cinese. Studiando i meridiani energetici e il flusso del qi, capii che le arti marziali e l’agopuntura condividevano la stessa radice: l’armonia del corpo. Questa connessione mi guidò nei miei studi medici, arricchendo la mia comprensione dell’antica saggezza cinese.

Pratica di arti marziali
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La nazionale e il sogno olimpico

La mia passione per il tai chi mi portò a risultati straordinari. Entrai nella nazionale italiana di wushu, allenandomi a Roma nei fine settimana, con il sogno di competere alle Olimpiadi. Anche se il kung fu non divenne mai sport olimpico, ogni sacrificio mi insegnò che la vera vittoria è superare se stessi. Iniziai a insegnare tai chi, aprendo due scuole a Bologna. Condividere questa arte con adulti e bambini fu un privilegio: vedere i loro progressi era come guardare me stesso crescere. Insegnare mi ha reso più paziente, più consapevole, e ha rafforzato il mio legame con la filosofia cinese, che applicavo anche nei miei studi di agopuntura.

L’incontro con il Systema: una rivoluzione interiore

Nel 2013, un incontro casuale con il Systema, un’arte marziale russa, stravolse la mia vita. Non era solo tecnica: era libertà, istinto, un modo per connettersi con il proprio corpo e l’ambiente. Il Systema mi insegnò a respirare sotto pressione, a trasformare la paura in forza. Fu una rivelazione che mi portò ad abbandonare kung fu e tai chi per dedicarmi esclusivamente a questa disciplina. Eppure, il mio passato marziale cinese non mi ha mai lasciato: la sensibilità al qi, appresa con il tai chi, e la precisione dei movimenti, affinata con il kung fu, mi accompagnano ancora oggi, sia nel Systema che nella mia pratica medica.

Arti marziali e medicina: un unico cammino

Le arti marziali cinesi non sono state solo una passione: sono state la chiave per comprendere il mondo. Il kung fu mi ha dato forza, il tai chi equilibrio, e il Systema libertà. Ma soprattutto, mi hanno aperto le porte della medicina tradizionale cinese. Oggi, come medico e agopuntore, applico ogni giorno ciò che ho imparato sul tatami. La conoscenza dei meridiani, il rispetto per l’energia vitale, la precisione nei gesti: tutto questo nasce dagli anni passati a studiare arti marziali. La mia pratica dell’agopuntura è più profonda grazie a questa connessione, e la mia visione della salute è olistica, proprio come la filosofia che guida il tai chi.

Le arti marziali come scuola di vita

Le arti marziali non sono state solo una passione: sono state la mia guida. Mi hanno insegnato a cadere e rialzarmi, a rispettare gli altri e me stesso, a trovare calma nel caos. Il karate mi ha dato radici, il kung fu ali per sognare, il tai chi equilibrio, e il Systema libertà. Ogni disciplina mi ha lasciato un pezzo di sé, costruendo l’uomo che sono oggi. La crescita personale che ho trovato sul tatami è qualcosa che porto con me ogni giorno: nella pazienza con cui affronto le sfide, nella resilienza con cui supero i fallimenti, nella gioia di scoprire sempre qualcosa di nuovo su me stesso.

Un invito a scoprire te stesso

Se stai leggendo queste parole e senti una scintilla di curiosità, ti invito a provare le arti marziali. Non importa chi sei, quanti anni hai o quanto ti senti “pronto”.

Le arti marziali sono uno specchio: ti mostrano chi sei e chi puoi diventare.

 

Il mio viaggio è iniziato con il sogno di un bambino di 5 anni e continua ancora oggi, più vivo che mai. Non è solo una questione di calci pugni o prese: è un cammino verso una versione più forte, più autentica di te stesso.

Fai il primo passo. Non te ne pentirai.

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Iniziai così la scuola di volo per velivoli ultraleggeri, conseguendo tutte le abilitazioni e, l'anno successivo, frequentai il corso da pilota privato, che completai nel tempo record di 8 mesi. Avevo realizzato uno dei miei sogni più grandi: non facevo il lavoro di pilota, ma ero diventato un pilota.

Lo ero diventato prosciugando le mie riserve energetiche, in quanto ogni volta che mi accingevo a volare, sudavo, tremavo, mi si annebbiava la vista, avevo una tremenda paura di cadere...ma volavo; volavo perché il desiderio di raggiungere il mio sogno era più forte della paura della mia mente emotiva.

In ogni volo che ho fatto da studente, ho dato energeticamente tutto me stesso per contrastare le paure della mia mente. Mi sono esaurito ma ogni volta sfidavo me stesso. 

Ho sperimentato, anche grazie a questa esperienza, che, nonostante i limiti che ci poniamo a causa di schemi mentali, ferite emozionali e paure ataviche spesso di cui non conosciamo consapevolmente la causa, possiamo forzare il sistema e, attraverso la volontà, raggiungere obiettivi incredibili. Possiamo "hackerare" la mente attraverso la volontà, quella forza che viene dalla nostra anima che desidera ardentemente il fare esperienza per conoscere sé stessa. 

Ricordo ancora il mio primo volo da solista: abbandonato da solo in pista dal mio istruttore, che era sceso all'improvviso dall'aereo dicendomi: "sei pronto vai da solo". Ok mi dissi. Torniamo all'hangar. O no? Andiamo? Rinunciamo? 

"Va bene: sia quello che sia se devo morire oggi su questo trabiccolo da solo, facciamolo".

Spinsi la manetta al massimo e partii per il mio primo decollo da solo. Una volta decollato, non puoi chiedere la grazia, rallentare, accostare, mettere le quattro frecce e chiedere aiuto: te la devi cavare da solo. Se sbagli, ti fai male.

Se emotivamente cedi, sei finito. Non puoi permetterti una svista, tutto deve essere sotto controllo e la cosa più difficile da controllare sei tu.

Si dice, in aeronautica, che devi essere sempre qualche miglio e minuto davanti all'aereo: non è lui a far volare te ma sei tu a far volare lui. Per cui ci vuole lucidità, capacità previsionali, logica, sensibilità, conoscenza, calcolo, freddezza ma anche ascolto dell'elemento in cui sei immerso. Devi essere tutt'uno con quello che stai facendo. Capii che il volo, per me, era una specie di meditazione: ero totalmente presente in quello che stavo facendo. Un attimo prima, emotivamente disperso e destrutturato; appena decollato, presente e consapevole di tutto. Una conquista perché, al di là di un semplice sogno, avevo conquistato una parte di me, affrontato le mie paure, vinto contro la mente, lottato per non cedere alle emozioni, risvegliato la capacità di controllo emotivo e infine compreso che non c'è limite a ciò che possiamo fare nella vita.

Il volo come "maestro"

Quando dai motore per decollare, dai tutta potenza.

In decollo non risparmi nulla, dai il massimo.

E' una metafora della vita: quando vuoi raggiungere un obiettivo alto e importante, quando vuoi alzarti al di sopra delle nubi della mente e dell'ego emotivo, è necessaria tutta la tua forza di volontà. Non si tratta di dire "forse riesco", "ci provo" o "vediamo come va", si tratta invece di affermare: "ORA VADO. ORA FACCIO. ORA RIESCO".

Il volo mi ha dato tanto, in particolare la comprensione che per essere liberi, senza strade, binari predefiniti e vincoli imposti da altri, per tracciare la TUA ROTTA PERSONALE è necessario dare tutto motore, il massimo possibile.

Allo stesso tempo è necessario studio, comprensione, controllo, conoscenza, sensibilità, fermezza, lucidità e molta umiltà. Mai credere di essere il top, mai credere di essere arrivato. Bisogna salire su un aereo come un pilota umile che sempre ha un briciolo di timore che qualcosa vada storto e avere già il piano di emergenza pronto ad attivarsi.

Volare significa imparare a PIANIFICARE, a conoscere pro e contro, ad addestrarsi più sulle emergenze che sul volo in sé, perché è quando le cose vanno male che un vero pilota deve sapere cosa fare. Non solo nei confronti dell'aereo, ma sopratutto di sé stesso. Il volo non è librarsi nell'aria senza regole, bensì è una vera disciplina interiore che aiuta a scoprire chi sei, i tuoi limiti e le tue capacità di rimanere calmo anche nei momenti difficili. 

Le esperienze che possiamo fare nella vita sono infinite, tanto quanto lo è la nostra anima, ma alcune di esse sono particolarmente efficaci per la nostra crescita: sono proprio le esperienze in cui proviamo più paura, timore e incertezza quelle che ci danno più soddisfazioni. Sono le esperienze incerte, in cui non vediamo chiaro, in cui dubitiamo delle nostre capacità, che ci mostrano come invece attraverso il "tutto motore" della nostra forza di volontà possiamo raggiungere qualsiasi vetta.

Imparare a pilotare un aereo è stato per me fonte di grande crescita e ispirazione per iniziare nuove imprese, dandomi nuovi obiettivi e ha fatto nascere in me il desiderio di sfidarmi a trovare nuovi obiettivi e orizzonti, a volte utopici, e a continuare a credere che prima o poi, in qualche modo, li potrò raggiungere. 

L'anima umana è illimitata, credi alle infinite possibilità espressive del tuo essere e alle infinite esperienze che puoi fare nella vita. Non provarci soltanto, FALLO, ora, un passo alla volta ma, quando parti, dai TUTTO MOTORE.

Non risparmiare nulla di te e potrai raggiungere qualsiasi obiettivo.

Credi in te, rimani lucido, pianifica, organizzati, studia, impara, ascolta, esprimi, sogna, realizza, addestrati sempre al "peggio" per ottenere il "meglio".

Per ottenere qualcosa di grande a volte è necessario scendere nel mondo degli inferi delle nostre emozioni destrutturate, conoscerle, comprenderle, trovare in esse la spinta per un salto più grande. Non è necessario "soffrire" per realizzarsi, ma è necessaria disciplina, volontà, focus, determinazione e, sopratutto, una grande passione per la vita. 

Come dico spesso, ci vuole "fretta di vivere" per essere fieri della propria vita. 

Buon decollo a tutti.

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